Iperturismo, identità e comunità 

Primavera 2025 Roma, nascosta in uno spazio non definito c’è la mostra Liminal Space-spaces looping the loop a cura della curatrice indipendente Ludovica Tata in collaborazione con 14 artisti provenienti da background diversi fra loro, accomunati da una ricerca globale sulla dicotomia fra abitare e visitare.
   Spazio che lancia domande dove iniziamo dubitare come attraversiamo i luoghi come li abitiamo e a chi appartengono.
Dialogo autentico sull’epoca dell’iperturismo virus del capitalismo in fase terminale. I territori servono da scenografie, dove la sacralità dei luoghi noti viene distrutta dal loro potenziale instagrammabile. Tutto ciò che si consuma a livello culturale e naturale viene mercificato. Se tutto è un prodotto da vendere cosa rimane autentico?

Turismo ladro
Iperturismo per le classi privilegiate, ladro che deruba territori e piccole realtà precarie usa e getta per le mani del colonizzatore.
Mentre zone come l’Europa gremiscono di riconoscimenti UNESCO altre del Sud globale vengono ignorate, archiviate sfruttate senza mai essere restituite.
La conservazione stessa del patrimonio è un gesto coloniale che decide chi merita di essere ricordato e chi dimenticato dice Yasmin Riyahi durante la talk.
Nel Sud Italia per esempio la mancanza di materiali autentici e autogestiti da storici-Sud riflette una grande e lunga storia di marginalizzazione e sottomissione coloniale.

Arte, denuncia, Sud Globale: il nostro Sud

Il lavoro del collettivo pugliese Dellecose è una delle risposte più forti emerse da Liminal Space. Performance, video, denuncia e informazione. Un’ode alla terra e repressione viscerale che esplode nella voglia di riconquista di un malessere ancestrale.
Eppure, anche in questa narrazione, si percepisce una lente patriarcale: le spiegazioni di un malessere prevalentemente femminile sono filtrate dallo sguardo onnisciente di un narratore uomo, dottore della sofferenza altrui. Una voce che spiega ciò che forse andrebbe solo ascoltato.
Il progetto rimane un punto di partenza potentissimo. Incredibile spunto per una ricerca che ha già imparato a sporcarsi le mani di terra e che può ancora affondare nelle sue radici che ha imparato a scoprire e nutrire.

Responsabilità individuale e collettiva

Nel talk tenuto durante la mostra, Yasmin ha ricordato che le risorse del capitalismo non sono infinite. Ma il sistema ha imparato a farci credere che tutto sia responsabilità nostra: le scelte etiche, il cambiamento climatico, il turismo sostenibile. La colpa individuale come arma di distrazione di massa in una società iperindividualista. Eppure, è vero che anche il singolo può decidere di impattare il meno possibile. Può dire no. Può scegliere diversamente. Può rifiutare un imposizione che ci bombarda sulla nostra identità i posti e i cibi che consumiamo.

Come dove quando

La mia proposta e spunto per opporci insieme con i mezzi a nostra disposizione.Nessuna guida a posti imperdibili o punti da visitare almeno una volta nella vita. Forse possiamo invece riscoprire e tessere reti di conoscenze affinità e cura.
Couchsurfing, scambi casa, gruppi facebook locali, spazi sociali culturali radicati nel territorio: queste potrebbero essere alternative in contrasto ad una narrazione predatoria e consumistica . Dove si può ascoltare invece di esibire. Dove costruiamo comunità e non contenuti.

Liminal Space non ci dà risposte facili, ci invita alla scomodità in uno spazio che noi stessi cerchiamo di definire in collettività.

Giulia Di Mercurio 12 Aprile 2025, Roma.